Carpe Diem

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La gente è troppo occupata a sbrigare mille questioni al giorno senza fermarsi un attimo a guardare ciò che li circonda e pertanto non si riesce più ad apprezzare la più semplice delle cose: il sorgere del sole, la crescita dei figli giorno dopo giorno per questo: si è troppo spesso nervosi e stressati. Ma se si fermasse tutto per un’ ora o poco più cosa succederebbe?
Sicuramente i grandi autori classici potrebbero spiegare alla perfezione tutto questo perché anche loro lavoravano e si affaticavano, ma riuscivano a godersi le gioie della vita semplicemente, vivendo alla giornata quindi cogliendo ogni attimo del giorno come se fosse l’ultimo della loro vita

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Questo cogliere l’attimo è un leitmotiv comune a parecchi autori, primo fra tutti Orazio, celebre poeta del Carpe Diem, il quale nelle sue Odi, precisamente nell’undicesima del primo libro, invita a inseguire la felicità vivendo alla giornata: «Tu ne quaesieris…credula postero»; qui prende forma il concetto del carpe Diem, poiché Orazio invita a non farsi domande sul domani il quale potrebbe non esserci e a sopportare qualunque cosa si metta sulla nostra strada spinto dal senso della precarietà della vita.
Il poeta così indica la via maestra per assaporare la vita in ogni singolo momento.
In alcuni frammenti del Qoèlet, un testo contenuto nella bibbia ebraica e cristiana si ribadisce lo stesso concetto: «.Godi la vita con la sposa che ami per tutti i giorni della tua vita fugace, che Dio ti concede sotto il sole, perché questa è la tua sorte nella vita e nelle pene che soffri sotto il sole. Tutto ciò che trovi da fare, fallo finché ne sei in grado, perché non ci sarà né attività, né ragione, né scienza, né sapienza giù negli inferi, dove stai per andare».
È palese l’ invito che viene dato all’umanità a vivere le gioie della vita e a condividerle con le persone care, che sia l’amata o un fratello poiché quando si andrà giù negli inferi nulla potrà esserci ad alleviare il dolore.
La vita è breve pertanto bisogna farne una cosa preziosa da difendere e proteggere e non da buttar via, oziando tutto il giorno e lamentandosi che nulla va come dovrebbe; perciò Lorenzo de’Medici nella Canzone di Bacco e Arianna del 1490 innalza un canto alla parte più bella della nostra vita divenuto quasi proverbiale: «Quant’è bella giovinezza che si fugge tuttavia! Chi vuol, esser lieto sia: di doman non c’è certezza».
Tuttavia per capire a pieno la vita si deve essere sensibili nel senso vero della parola ovvero captare emozioni attraverso i sensi come il piacere che può dare un bacio o una carezza come spiega Catullo nel quinto Carme del suo Libe : Vivamus, mea Lesbia, atque amemus, rumoresque senum severiorum omnes unius aestimemus assis. Soles occidere et redire possunt; nobis cum semel occidit brevis lux, nox est perpetua una dormienda. Da mi basia mille, deinde centum, dein mille altera, dein secunda centum, deinde usque altera mille, deinde centum; dein, cum milia multa fecerimus, conturbabimus illa, ne sciamus, aut ne quis malus invidere possit cum tantum sciat esse basiorum».
E’ una vera emozione il bacio da parte di una persona amata che sia la moglie o il figlio.
La gente deve dunque imparare a fermarsi, guardarsi intorno e riflettere sulle cose belle che la vita offre ogni giorno e quindi godersele; questo non è un invito a crogiolarsi nel piacere, ma a lavorare comunque e conoscere la fatica perché non si può godere a pieno della propria vita se non vi è fatica. Non bisogna lamentarsi mai di quello che non si ha, ma bisogna essere felici di quello che si possiede poiché basta pensare a qualcuno più sfortunato per capire che quello che si possiede basta e avanza per vivere con tranquillità.
Quindi cogliete l’attimo e sfruttate ogni occasione al meglio derivando da queste la felicità che è nelle piccole cose.
SAVERIO DE LUCA IV A

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